Note

Dal 1983 al 2010 ha tenuto numerose mostre personali (tra le più significative, presentate da Ugo Pagliai e Paola Gassman: Teatro del Casinò di Sanremo; Museo Civico di Montebelluna; Ca’ dei Carraresi di Treviso; Teatro Accademico di Castelfranco Veneto; Sala Antonelli,Terni; Sala Filarmonica di Camposampiero; Biblioteca Comunale di Mogliano Veneto, Sala Mostre di Resana; …).

Nel 2013, con presentazione di Daniel Buso e Luciano Caniato, ha tenuto una personale di pittura a Ca' dei Carraresi a Treviso intitolata Alma Picta.

Nel 2015 ha partecipato (assieme a Valentina Angeli, Pino Bonanno, Maria Emilia Ciannavei, Emin Shaqja, Valeri Tarasov, Daniel Zanca) al workshop di pittura (18-24 Maggio) Scheggino Dimora dell'Arte

Già nel 1993 la pittura di Rao è stata oggetto di studio di una tesi di laurea di Cinzia Dotto (pag. 1-248) dal titolo “La poesia del colore nella pittura di Carlo Rao” presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Alcuni stralci critici

Desidero innanzitutto sottolineare la cultura di Carlo, la capacità di analisi, il rigore, la coerenza delle scelte, la sua energia, la sua passione per l’impegno civile, lo studio continuo, l’abitudine a progettare e a verificare: questo l’ho sperimentato di persona, … bastava un viaggio, la sera raccontargli l’idea di uno spettacolo … o di un autore … e immediatamente veniva fuori la sua grande cultura … pronta a tirar fuori idee, personaggi, citazioni, testi, pagine per dare corpo a quella idea e a quel progetto …

Ma veniamo alla sua pittura, ai suoi intarsi e viaggi all’interno del colore che rivestono questi spazi di fiabe e magia e poesia. La poesia e la pittura vivono in Carlo in modo inscindibile.

D’altra parte davanti ai suoi quadri come non pensare ai suoi versi in cui abbondano fiori, fanciulle dai nomi misteriosi, luoghi d’altri tempi, amori solari, sensuali.

Voglio, inoltre, sottolineare la gioia che questi quadri suscitano: verrebbe voglia di toccarli, di sfiorare con le dita la materia del colore che si trasforma a volte in merletto, arazzo, figura, fiore… (Ugo Pagliai)

Vorrei notare, da donna, che ciò che mi stupisce è la femminilità di questi quadri.

Un femminile sensuale ma “gentile” in cui la donna diventa quasi madonna di lontane geografie, presenza assorta e nostalgica, luogo di contemplazione e turbamento.

Questo tema emerge più evidente nelle opere di ispirazione per così dire “orientale” dove più preziose sono le materie usate (ori, argenti, pigmenti di lapislazzuli e polveri di smeraldo) e più minuziosi i dettagli e la “tangibilità” dei tratti e dei corpi.

Penso, tuttavia, che tutta la pittura di Carlo, proprio per quel raffinato gusto dell’impasto della materia deciso ma delicato, si muova costantemente sul filo di una sensibilità emozionale al femminile per la grazia degli accostamenti cromatici e delle amplissime sfumature del colore (Paola Gassman)

Rao, come pittore, non ha riferimenti immediati, né ascendenze dirette. Lui è lui, e non è in alternativa al poeta che insegue metafore, ritmi sibilati per rivelare danze e apparizioni… La geometria dei suoi colori è un’invenzione del tutto soggettiva e non può sfuggirci il sapore generoso dell’attrazione verso il sogno, lo stordimento del tempo, l’infinito dialogo con l’autocoscienza: la saggezza poetica, insomma, di chi educa e insegna i rimandi ad altre sorprese (Pino Bonanno)

Gli ultimi poemetti pubblicati sono capolavori, forti di contenuto e forma, potenti dall’inizio alla fine, commoventi e nutrienti come latte prezioso… Trattandosi di Carlo Rao, nessuna sorpresa: semmai solo un recupero delle origini, di quella splendente visionarietà di cui sono popolati i suoi quadri, finestre su un eden perduto, ma ancora reale, incastonato di colori preziosi, di pigmenti e colori preziosi stesi con pazienze monacali sull’orlo delle due culture: araba e cristiana, nel viluppo di una sensibilità mediterranea dove la migliore Africa si sposa con i migliori distillati dell’Europa. Il pittore ha raggiunto il poeta e insieme hanno ricominciato a lavorare, a stupirsi, a percorrere i loro itinerari fatti con l’azzurro dei cieli, l’ocra della terra, il blu del mare, il rosso dei vulcani, il verde solo pensato di un paese inesistente, ma necessario (Luciano Caniato)

…e mediterranei della Magna Grecia sono i suoi colori così curati, raffinati, ricercati nella loro essenza materica e accostati in virtù della loro affinità molecolare ed elettiva (e qui il riferimento è d’obbligo: die Wahlverwandtsschaften, le affinità elettive di Goethe che traggono origine proprio dall’attitudine di certe componenti chimiche ad attrarsi vicendevolmente).
Eccolo, allora, il percorso accuratamente preparato in oltre trent’anni di lavoro che –riconfermando la sacralità della poetica di Rao - diventa filosofia di vita: il farsi piccolo, il farsi innocente, per ripercorrere le tappe della vita dell’uomo, il crescere, il maturare per imparare a riscoprire la realtà con gli occhi incantati del bambino… Questo spiega l’atmosfera magica e sospesa della pittura di Rao, i toni purissimi, la ricchezza e la sensazione di serenità che serpeggia sotterraneo in ogni pigmento cromatico (Maria Bruggi Iacuaniello)


Il colore è il mondo entro cui Rao ordina e regola con infinita preziosità e coerenza i segni suggestivi della sua poetica intessuta di graffiti, cieli ed acque, voli, luce e botaniche magie.
Ogni quadro di Rao è, in ogni sua fase, una lunga impresa progettuale (dalla scelta delle tavole trattate secondo le tecniche del Trecento alla preparazione del colore privo di scorie nei pigmenti che lo compongono; dall’uso di materiali ad olio preziosi e quasi introvabili alla ampiezza straordinaria di effetti tonali). Per non dire dei titoli che accompagnano ciascun quadro in una sorta di delicata cifra poetica. Sono pochi oggi gli artisti che dedicano tanta quantità di tempo a una singola opera pur se il gesto di Rao sa essere contemporaneamente rapido e cauto, lentissimo e libero, attento e naturale. Un altro prezioso dono attendiamo nel tempo da Rao: la raccolta scritta delle sue memorie di lavoro, del metodo con cui riesce ad ottenere una così inesauribile ricchezza cromatica. Segnerebbe certamente una traccia importante nella realtà artistica del nostro tempo (Brandolino Brandolini d’Adda)

Amo la pittura di Rao per la profanazione assoluta dell’ombra, per i dedali mancanti, per la solarità, per la disciplina della cromìa mai minacciosa e trasmessa come esercizio dell’incantesimo in un colore che non pretende sonnambuli, né prìncipi delle nebbie, e che si inalbera discreto, solenne nella tenerezza dei toni… L’amo per la leggerezza spiegata alla fabula, per l’acuta ricognizione dell’immagine leggera. L’amo perché tu, Carlo, sei di-vino tra le cromìe sostanziali e bevo i tuoi quadri che hanno il cuore di Sicilia e perché Klee ti sopravvive con le pepite poetiche e ciò che ormeggia l’incandescente. Amo la tua pittura per l’acuta ricognizione dell’immagine leggera come le parole tra noi… (Domenico Cara)

La pittura di Rao scaturisce da un processo ideativo complesso dove la perizia tecnica, gli impasti preziosi, le derivazioni culturali, strutturano l’immagine pittorica a vari strati di significazione: l’immediatezza della descrizione si fonde liricamente alla ricchezza cromatica (Salvatore Chiolo)

La tua pittura mi inonda di suggestioni magiche: il senso della creatività gioiosa, l’annullamento dei contrari e dei contrasti, l’amore infinito, il piacere della continua ricerca, la curiosità inesauribile, il gioco che imprigiona e libera, che inebria e salva… E ancora una volta riscopro il poeta che –tra profumi d’aloè- sorprende e fa tremare fra piegoline primaverili o settembrine malìe (Francesca Scattolin)

I dipinti di Carlo Rao sono festa pura del colore, straordinaria armonia cromatica, danza raffinata di sapienza culturale e immediatezza poetica. Non ci si stanca mai di guardarli, riguardarli, carezzarli con gli occhi (Fanny Monti)

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